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Lo Spitfire JF879

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Aereo: Caccia inglese Spitfire JF879

Nazionalità: Inglese

Precipitato: 30 marzo 1944

Località: 30 km nord-est di Salerno

Osservazioni: Identificazione confermata.

La scoperta di questo crash-site ha preso avvio dalla lettura di un brano del libro “Avellino e l’Irpinia nella tragedia del 1943-44” di Vincenzo Cannaviello, uno storico locale che nell’immediato dopoguerra raccontò le vicissitudini del secondo conflitto mondiale nella provincia di Avellino. L’autore scriveva: “Il 13 maggio ‘44 alcuni boscaioli ... scoprono la carcassa di uno Spitfire caduto in mezzo a fitta boscaglia per aver cozzato, forse di notte, forse durante una giornata nebbiosa, con violenza contro la cima della montagna. L’apparecchio, che si presume fosse diretto dalla Puglia a Napoli, aveva a bordo il solo pilota, che deve esser rimasto ucciso all’istante per il tremendo urto; l’interramento del motore aveva impedito che l’aeroplano si incendiasse. La notizia data da quei boscaioli - i quali non manomisero nulla del carico - fece accorrere soldati anglo-americani e rimuovere gli avanzi della vittima già in stato di inoltrata decomposizione”.

Un primo sopralluogo nella zona indicata dal Cannaviello è stato inconcludente in quanto la località è molto estesa e ritrovare il punto dell’impatto senza indicazioni precise è stato impossibile. La svolta nelle ricerche è venuta grazie a due amici del posto, Vittorio De Maio e Mario Dello Russo i quali hanno cercato ricordi del disastro fra le persone anziane della zona. Grazie alle indicazioni ricevute ci siamo recati sul versante che guarda a oriente, verso la Puglia, e dopo circa un’ora di veloci scarpinate a zig-zag sui fianchi della montagna sono cominciate ad affiorare le prime tracce del disastro sotto forma di frammenti in alluminio della fusoliera.

Molti oggetti apparentemente insignificanti possono contribuire all’identificazione del tipo di aereo. In questo caso avevamo già la testimonianza dell’epoca che asseriva si trattasse di uno Spitfire e le conferme sono immediatamente venute dal terreno sotto forma di bossoli da .303 e 20 mm che costituivano l’armamento standard di questo velivolo. Altre conferme sono venute da frammenti della struttura recanti il numero di serie identificativo delle parti. Tutti i codici iniziano con 300 o 329 che era il prefisso che nella componentistica dell’aviazione inglese indicava lo Spitfire. Per poter però identificare lo specifico aereo è necessario trovare la matricola dello stesso che è presente su almeno 7 targhette posizionate nella struttura del velivolo. Purtroppo, nell’immediato dopoguerra l’aereo fu fatto a pezzi e portato a valle per rivendere il prezioso alluminio di cui era prevalentemente composto. Tracce inequivocabili di tale operazione le abbiamo trovate recuperando nel corso di un’altra escursione, alla quale hanno partecipato anche Mario e Donato Serio, uno scalpello, due lime e una bilancia, oggetti evidentemente persi da coloro che demolirono l’aereo. Senza scoraggiarci abbiamo proseguito la ricerca dei frammenti sperando che qualcuno d’essi potesse darci la giusta indicazione per identificare l’aereo e il suo sfortunato pilota. Abbiamo recuperato targhette della strumentazione, parti della struttura con i rispettivi codici e una miriade di frammenti della fusoliera e del motore, nulla che però servisse a poter stabilire con certezza di quale aereo di trattasse.

Ad un certo punto Daniele Gioiello ha preso a scavare in un settore scosceso della montagna dove venivano fuori un’infinità di frammenti anche a notevole profondità. Abbiamo quindi dedotto di aver trovato il luogo preciso dell’impatto. Dallo scavo è venuto fuori un pezzo di lamiera contorta al quale non abbiamo prestato molta attenzione presi come eravamo dalla ricerca della targhetta con la matricola. In un secondo tempo però proprio questo pezzo di lamiera ci ha permesso di risolvere l’enigma. Infatti, raddrizzandolo e ripulendolo è apparsa la sigla incompleta “JF 8_9”. Si tratta di quella che potremmo definire la targa dell’aereo che veniva dipinta sul lato esterno della fusoliera nei pressi del motore. Conoscendo ciò non abbiamo dovuto far altro che verificare negli archivi della RAF se fra tutti gli Spitfire con la targa fra JF 809 e JF 899 ve ne fosse uno che potesse essere il nostro. Arrivati al velivolo JF 879 abbiamo appreso che esso era precipitato in Irpinia durante un test aereo il 30 marzo del 1944. Si trattava proprio dell’aereo da noi ritrovato!

Dagli archivi abbiamo appreso che l’aereo era in forza al 601° squadrone del Comando Aereo Nordafricano. Così, conoscendo il reparto di appartenenza e il giorno esatto in cui era caduto è stato abbastanza semplice identificare il suo pilota. Luigi Fortunato ha preso a spulciare il registro dei soldati che riposano nel cimitero di guerra di Salerno presumendo che il pilota fosse stato lì sepolto. Bisognava verificare che la data di morte e il reparto corrispondessero a quanto da noi scoperto. Arrivato alla lettera G ha appurato relativamente al pilota della SAAF C. C. Geldard, matricola 207319V, che prestava servizio presso il 601° Squadrone RAF e che era deceduto il 30\03\1944. Era lui lo sfortunato aviatore alla guida dell’aereo.

A questo punto un prezioso aiuto è venuto da Roy Neighbour responsabile del sito Aero Part Identify Board il quale è riuscito prima a rintracciare una copia della rivista FLIGHT del 22 giugno 1944 nella quale il tenente Geldard veniva dato come disperso e poi a trovare una nipote del pilota, Rosalie Hoek, che è stata davvero felice di fornire informazioni sul fratello di suo padre. Grazie alla sua gentile disponibilità abbiamo appreso che Cornelius Cecil Geldard, Chips per gli amici e la famiglia, era nato nel 1912 a Carolina, un minuscolo borgo agricolo nei pressi di Johannesburg nel Transvaal in Sudafrica, da Herbert e Martha Geldard. Trascorse gli anni della sua gioventù nella fattoria che i suoi genitori avevano chiamato “Acque Ridenti” e quando scoppiò la seconda guerra mondiale si arruolò insieme al fratello Albert nell’aviazione sudafricana. Fu in seguito assegnato al 601° Squadrone della RAF che si era già distinto nella battaglia d’Inghilterra e in seguito aveva operato in Nord Africa per poi trasferirsi in Italia dopo lo sbarco a Salerno.

La mattina del 30 marzo 1944 le condizioni del tempo erano pessime e nessun aereo alleato si alzò in volo per missioni a parte quello di Geldard che decollò dall’aeroporto di Marcianise per effettuare un test. Non ci è dato sapere per quale motivo esso sia precipitato. Possiamo solo immaginare che le cattive condizioni del tempo abbiano provocato un’avaria al motore causando lo schianto contro la cima della montagna. Passarono delle settimane prima che si scoprisse il tragico incidente e la famiglia, fino a quel momento in pena per la sorte del loro congiunto ma con un minimo di speranza visto che era stato dato per disperso, fosse informata della morte del loro caro Chips. Nel febbraio del 1945 un ufficiale del 601° Squadrone, il capitano Rogaly, si recò presso il cimitero di guerra di Salerno che allora era ancora in fase di allestimento e scattò una foto della tomba provvisoria del tenente Geldard che poi inviò insieme ad una commovente lettera a sua madre. Anni dopo la povera donna affrontò il lungo viaggio dal Sudafrica a Salerno per venire a visitare la tomba del figlio. Una foto gentilmente inviatami da Rosalie la ritrae dietro alla lapide con la medaglia dell’Impero Britannico conferitagli da re Giorgio VI per il servizio svolto dal suo Chips.



Hanno finora partecipato a questa ricerca:

Mario Dello Russo
Vittorio De Maio
Luigi Fortunato
Daniele Gioiello
Matteo Pierro
Matteo Ragone
Donato Serio
Mario Serio

Lettera del cap. Rogaly alla madre del ten. Geldard (tradotta da Francesco De Cesare)

Mia cara signora Geldard,
Ho fatto ciò che avevo promesso avrei provato a fare – Ho viaggiato per parecchie miglia per visitare il luogo in cui il suo caro figlio riposa in pace ed ho scattato per Lei due fotografie, che ovviamente non ho ancora sviluppato, ma che, appena saranno pronte, Le manderò.
Mia cara, sono andato a Salerno e a dieci miglia circa dalla città si trova il Cimitero Militare Britannico, il cui ingresso è circondato da un bel muro in mattoni – il cimitero è su un pianoro verdeggiante ed è circondato da montagne verdi bellissime con le cime imbiancate dalla neve, e si vede il mare – il mare Mediterraneo di un magnifico colore blu – e la pace, una pace perfetta regna tutta intorno.
Il Suo caro ragazzo riposa nel posto perfetto ed è libero, oh! Così libero, da tutte le turbolenze e gli sconvolgimenti del mondo – molte miglia lontano ci sono ancora eserciti che muovono, con le loro divise kaki qui, li e ovunque, ma egli riposa in pace immerso in un luogo silenzioso meraviglioso e pittoresco.
Un giovane artigliere era in visita al cimitero con me ed è stato così gentile da scattare anche lui una foto, nel caso che le due scattate da me non riuscissero – se la sua verrà bene, me la manderà perché io possa mandarla a Lei. Mi ha detto che se non dovesse venire bene, ritornerà di nuovo a fare altre foto, fino a quando non ne uscirà una buona per Lei. È stato così dolce e gentile e mi ha detto voleva fare qualcosa per la madre di qualcun altro perché sapeva che sua madre lo avrebbe apprezzato.
Il suo nome e indirizzo sono n. 992019 Jnr. A. Barnard, presso Mensa Ufficiali, H.Q.R.A.T.D,CMF (fermo posta)
Il giovane artigliere, il mio autista, Capitano Van Vuuren e io abbiamo raccolto un mazzetto di fiori, lo abbiamo riposto sulla tomba e siamo rimasti in piedi in omaggio silenzioso e rispettoso dinanzi all’ultima dimora del suo coraggioso aviatore, il Suo amato figlio, e poi sono rimasto solo in vece Sua e del sig. Geldard e di tutta la Sua famiglia con la sincera speranza di poter rappresentare voi tutti, in profondo raccoglimento per alcuni minuti. Ci sono molti altri uomini coraggiosi sepolti insieme a Suo figlio - molti aviatori sono rimasti sconosciuti – molti inglesi, sudafricani ed altri ragazzi alleati di tutte le armi dei grandi eserciti.
Voglio che Lei sappia che non potrebbe trovare al mondo un posto più meraviglioso, silenzioso e pittoresco e se amassi qualcuno che è passato a miglior vita, sarei felice di sapere che riposa vicino a Salerno.
Le invio il mio affetto più profondo, mia cara, e anche in famiglia, e non appena avrò le foto gliele manderò.
Dio la benedica e mi benedica, mi sottoscrivo, sinceramente Suo,
Frank Rogagly.

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foto 01: I ricercatori Daniele Gioiello, Vittorio De Maio e Mario Dello Russo

 

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foto 02: Bossolo da 20 mm ritrovato a vista

 

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foto 03: Pezzo di fusoliera con sigla dello Spitfire JF879

 

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foto 04: Pezzi dell’aereo.

 

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foto 05: Attrezzi usati da coloro che demolirono l’aereo.

 

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foto 06: Pezzi dell’aereo

 

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foto 07: Foto di gruppo del 601° Squadrone, fra di essi dovrebbe esservi il ten. Geldard.

 

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foto 08: Brano della rivista FLIGHT in cui il ten. Geldard viene dato per disperso.

 

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foto 09: Il tenente Cornelius Cecil Geldard.

 

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foto 10: Il ten. Geldard nel 1942.

 

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foto 11: Il ten. Geldard durante l’addestramento.

 

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foto 12: Il ten. Geldard insieme al fratello Albert.

 

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foto 13: La tomba provvisoria.

 

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foto 14: La madre del ten. Geldard sulla tomba del figlio.

 

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foto 15: La tomba oggi.

 

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foto 16: Spitfire del 601 squadrone in missione. LC-USW33-022632-C

 

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foto 17: La lettera di condoglianze di Re Giorgio VI° al padre del ten. Geldard.

Salerno 1943

Lo scopo di questo sito è quello di presentare le attività dell'Associazione Salerno 1943, un gruppo di volontari noti anche come Salerno Air Finders. L'Associazione si occupa di preservare la memoria degli aviatori che durante gli anni della seconda guerra mondiale precipitarono con i loro aerei in Campania e nelle regioni limitrofe rintracciando, identificando e ricostruendo la storia dei loro abbattimenti.

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